L’utilizzo dell’elettroterapia nel recupero del muscolo che ha perso potenza o nell’alleviare il dolore muscolare o articolare è pratica ormai ampiamente diffusa.

Dietro il nome di elettroterapia si celano diverse pratiche, ognuna specifica per il tipo di obiettivo da raggiungere: antalgico, farmacologico, eccitomotorio. Andiamo a vedere nello specifico come funzionano e che benefici apportano ai muscoli e alle articolazioni.

A cosa serve l’elettroterapia?

L’elettroterapia consiste nell’uso di dispositivi elettromedicali, apparecchi che funzionano con correnti elettriche, alternate o continue, capaci di stimolare il muscolo per mezzo di elettrodi. 

Gli elettrodi, posizionati dal medico o dal fisioterapista sul muscolo da trattare, inviano impulsi elettrici con una frequenza e una potenza specifica, in grado di stimolare di volta in volta un effetto diverso a seconda del problema muscolare da affrontare.

Quali effetti biologici ha l’elettroterapia?

L’elettroterapia può portare a una condizione di benessere in maniera del tutto naturale, sfruttando gli effetti biologici della corrente elettrica e del suo passaggio all’interno del muscolo. 

L’elettroterapia svolge essenzialmente tre funzioni:

  • distende la muscolatura contratta e allevia il dolore (effetto antalgico);
  • introduce farmaci nella zona di dolore da trattare, attraverso la pelle (ionoforesi);

rafforza il muscolo atrofizzato o potenzia il muscolo già attivo per aumentarne la prestazione e il volume (effetto eccitomotorio).

Cos’è l’elettroterapia antalgica (TENS)?

Con “elettroterapia antalgica” ci si riferisce a una tecnica di riduzione del dolore attraverso il passaggio di corrente elettrica sul punto di dolore.

Gli elettrodi vengono posizionati in modo da coprire la zona interessata al dolore e danno vita una corrente diadinamica: un elettrodo, quello attivo, manda l’impulso sulla zona di maggior dolore; l’impulso elettrico viene poi assorbito dal secondo elettrodo, posizionato nelle vicinanze del primo. 

Questa terapia è efficace per la riduzione del dolore in caso di tendiniti, cervicalgia, dolori alla schiena alta e bassa, infiammazioni del gomito, del ginocchio, traumi articolari e artropatie acute e croniche.

Elettroterapia di muscoli denervati (eccitomotoria)

Un’altra tipologia di elettroterapia si applica ai muscoli che per molto tempo sono rimasti fermi, a causa di un infortunio o per lunghi periodi di allettamento, sia nei giovani che negli anziani. 

In questo caso lo scopo dell’impulso elettrico è quello di stimolare la contrazione e la distensione del muscolo; in altre parole, le fibre muscolari ritornano a svolgere la loro naturale funzione, permettendo quindi un nuovo e corretto uso del muscolo così come al suo stato originale.

Un muscolo che non risponde allo stimolo della contrazione viene comunemente chiamato muscolo denervato, in contrapposizione al muscolo normoinnervato, in cui lo stimolo nervoso ha un effetto di movimento sulle fibre muscolari.

Per l’elettroterapia eccitomotoria si utilizzano quattro diversi tipi di corrente variabile: rettangolare, esponenziale, fardica, di Kotz. L’intensità e la velocità di trasmissione dell’impulso sono programmate dal fisioterapista o dal medico; in generale, comunque, l’intensità è abbastanza alta, appunto per sollecitare l’attività delle fibre muscolari.

Elettroterapia con ionoforesi

La tecnica della ionoforesi prevede l’uso di una corrente continua che permette l’introduzione di farmaci all’interno dell’organismo. 

I farmaci introdotti arrivano così direttamente sulla parte interessata, e svolgono in maniera precisa ed efficace la loro funzione: possono infatti trattare atrofie muscolari locali o mirare ad eliminare gli accumuli di grasso sottocutaneo, ossia la cellulite.

Anche con la ionoforesi vengono utilizzati due elettrodi, uno positivo e uno negativo. L’elettrodo positivo invia tramite impulso gli ioni medicamentosi che entrano sotto pelle attraverso i bulbi piliferi, per essere assorbiti dal derma e viaggiare fino alla zona interessata.

Elettroterapia controindicazioni

L’elettroterapia, come abbiamo visto, si basa sul principio della corrente elettrica, declinata secondo diverse modalità e necessità per adeguarsi al suo scopo d’uso. 

Proprio per via dell’uso di impulsi elettrici, per alcune persone non è possibile effettuare una comune elettroterapia di stimolazione o elettroterapia antalgica. Restano esclusi i pazienti portatori di pace-maker, apparecchio che utilizza lo stesso principio della corrente per regolare i battiti cardiaci, e le persone che soffrono di epilessia. 

L’elettroterapia non può essere utilizzata nelle donne in gravidanza, nemmeno a scopo estetico. È da evitare, inoltre, per chi ha una microcircolazione compromessa con flebite e tromboflebite, pazienti con tumori e persone con cardiopatie.

Infine, l’elettroterapia deve sempre essere prescritta da un medico specialista o da un fisioterapista. Gli elettrostimolatori non dovrebbero mai essere utilizzati autonomamente, senza aver indagato sulla precisa causa del dolore e aver ottenuto un’adeguata diagnosi preventiva.

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